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Visualizzazione dei post da novembre, 2011

samosas e chutney

Partecipare al contest di Valentina mi intrigava molto; a volte mi piace ispirarmi alla cucina cosiddetta "etnica" per fare qualcosa di un po' diverso, che non sia il solito "ravieui e cunìu" (tanto per nominare il classico della cucina ligure: "ravioli e coniglio", senza naturalmente nulla togliere a questi due ottimi cibi...). Così, per un attimo, sono tornata indietro, al mio "periodo indiano". Cucinare speziato mi è sempre piaciuto e l'India è la culla di molte spezie, sicuramente del loro utilizzo. Le samosas sono state una bella riscoperta; accompagnate, come da manuale, da un chutney (io di mele) piccante e speziato, mi hanno entusiasmato. Chi volesse ispirarsi a questo piatto per proporre una cena tutta indiana (ma l'India è "un continente" e parlare di cucina indiana è un po' come parlare di cucina "europea"!) potrà completare, per una versione vegetariana (la mia preferita) con un dhal di lenti

pandolce genovese (quello "finto")

Il vero pandolce genovese è un dolce di umili origini, a lunga lievitazione. Come dice il nome stesso si tratta, o meglio, si trattava, di un pane a cui venivano aggiunti uvetta, zucchero e quel poco d'altro che la terra ligure offriva. Preparazioni del genere sono presenti più o meno in tutta Italia e nel corso del tempo tutte si sono arricchite di altri ingredienti meno "poveri" come uova, burro... L'aspetto è quello di un panettone basso, a semicupola, dalla pasta piuttosto soda con alveolatura minuta, tipicamente prodotto con pasta madre ed abbastanza laborioso, anche se non a livello del "milanese". Non dovrebbero mai mancare canditi (scorze d'agrumi e zucca), pinoli e semi di finocchio. Quello che vi presento oggi io invece, nonostante abbia quasi tutti gli ingredienti del pandolce, è il cosiddetto "pandolce basso", chiamato anche "pane del marinaio" ed è un prodotto veloce e senza lievitazione; in pratica una frolla ar

fiorentini

Il gioco di Luana consisteva nel postare una ricetta ispirata ad un film; un film che ci è piaciuto, che abbiamo in qualche modo amato. Io non sono una gran cinefila però alcuni films che abbiano attinenze culinarie li ricordo. La mia scelta istintiva è stata "Dona Flor e i suoi due mariti"; io ho trovato bellissimo sia il libro (ma sono un'appassionata ammiratrice delle opere di Jorge Amado, quindi "di parte") che il film, con Sonia Braga (anni '70). Purtroppo la cucina bahiana è un po' troppo "alternativa" rispetto al mio modo di concepire gli abbinamenti dei sapori... molto cocco, latte di cocco e banane mischiate a gamberetti e pollame... insomma, la cosa non faceva per me. Ho dovuto ripiegare su un opera dalle suggestioni molto più confacenti ai miei gusti; purtroppo anche più "banale": Chocolat. Così, tra religieuses e mendiants , éclairs e pralines mi è venuto in mente che c'è un altro dolce, citato nel libro da

7 links projects... e sia!

Ormai penso sia chiaro che non amo partecipare a queste strane catene, ma questo "progetto" un po' mi ha colto di sorpresa. Dal momento in cui l'amica Pat mi ha passato il testimone (uno dei testimoni...) ho riflettuto se partecipare o no... e dal NO, no, no, sono passata al forse per approdare infine a questo post. Il "progetto" è particolare: scegliere alcuni dei propri post, quelli che si ritiene siano significativi, nel bene e nel male, ed elencarli; in fondo una bella occasione per fare un salto indietro nel tempo andando magari a rispolverare ricette che, anche se postate da me, nel tempo ho chiuso in un cassetto e dimenticato...   Dunque ecco qui cos'ho scelto: 1) il post il cui successo mi ha stupito: le mie tortine mimosa  forse perché postate (non troppo volontariamente) nel periodo in cui cadeva la festa della donna, fatto sta che hanno riscosso un bel successo e sono piaciute... soprattutto ad Antonio e me, che ce le siamo pappate c

ciambelline al vino: un dolce scontato, però...

      ... però buono e poiché qualcuno mi ha chiesto di postarle eccole qui, senza pretese, nella loro semplicità un po' anonima. Anche per il dosaggio degli ingredienti non sono andata a peso, bensì a volume e questo la dice lunga. Tutte le preparazioni di pasticceria prevedono dosi ben precise (si dovrebbero pesare anche le uova) ma per queste possiamo "fare uno strappo". Veloci, facili e gustosissime, fatele se amate i dolci "scrocchiosi". Io ho aggiunto uvetta, che purtroppo tende a fuoriuscire in cottura creando antiestetici "bozzi"; potete naturalmente ometterla, ma se la usate cercate di fare in modo che rimanga all'interno della ciambellina in modo che non bruci in cottura. La prossima volta voglio provare a sostituirla con nocciole spezzettate grossolanamente, magari sostituendo l'e.v.o. con olio di nocciole... il cambio mi ispira, vedremo cosa ne uscirà. Ingredienti: un bicchiere di vino rosso (di buona qualità)  un bicch

torta salata di zucca

Una torta salata; con la pasta "matta" (strati di pasta tirata sottilissima che "si sfoglia" grazie ad un velo d'olio frapposto tra uno strato e l'altro), come quelle che piacciono a me. Una torta salata di verdura con  un ripieno di stagione: la zucca. Io utilizzo spesso la "iron cup"; la trovo al supermercato ed è davvero buona, non è troppo dolce ed ha la pasta soda ed asciutta. Per dare un tocco di colore l'ho fotografata con un bellissimo cesto di melagrane, dono della vicina di casa, o per meglio dire di suo fratello, che mi ha trovato un giorno a girovagare nei pressi di casa sua, vogliosa di questi frutti che trovo assolutamente succulenti ed invitanti. Con questa ricetta partecipo al contest di Fujiko: Capolavori da gustare Ingredienti per una teglia di circa 28 cm di diametro per la pasta: 220 grammi di farina 00 3 cucchiai di olio sale q.b. (1 cucchiaino circa) acqua q.b. (110 grammi circa) per il ripie

la pizza centrifugata di Mariabianca

La pizza (focaccia che balla) è quella di Mariabianca; il nome è di mio marito il quale, come spesso succede, tra il curioso ed il diffidente ha voluto sapere come l'avevo preparata. Devo dire che la pizza senza impasto a me non ha mai convinto; ho provato una volta a farla e non mi è piaciuta. Questo procedimento, che si potrebbe collocare a metà tra quello tradizionale ed il "senza impasto", ci ha invece soddisfatto in pieno, tanto che ho già rifatto la pizza più di una volta. Ma chi aveva dei dubbi, trattandosi di una ricetta di Mariabianca ? Rispetto alle sue ho solo leggermente variato le dosi, abbassando la percentuale di farina di grano duro, rispettando invece la percentuale d'idratazione; per il resto mi sono affidata alle sue spiegazioni: movimento rotatorio ed ondulatorio... meglio spiegato di così! Avrei voluto fare un piccolo gioco di immagini, tanto per richiamare il titolo; poi ho evitato, lasciando questo genere di "manipolazione" al

marrons glacés

Non so voi ma personalmente vado matta per le castagne; comunque siano, anche semplicemente lessate. Non parliamo poi se sono arrosto... e la marmellata di marroni dove la mettiamo? Me la mangio a cucchiaiate esattamente come qualcuno fa con la famosa crema di nocciole. Da qualche anno mi autoproduco anche i marrons glacés. La difficoltà è reperire marroni buoni ma che non siano troppo grossi; è importante che siano marroni e non castagne in modo da non trovare quelle pellicole interne che farebbero frantumare il frutto nella fase di canditura. Sia chiaro, qualche marrone, anzi molti, nella lavorazione si romperà, però in fondo è una questione estetica, il sapore non cambia. Di fatto la lavorazione è analoga a questa ; naturalmente con le variazioni del caso dovute alla diversità della materia prima. A me piace una leggera glassatura finale con zucchero aromatizzato con essenza di vaniglia; eventualmente si può sostituire con zucchero vanigliato ma non sarà la stessa cosa. Con