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è carnevale? Migliaccio napoletano!



Premetto che il carnevale non mi attira, così come non amo, in generale, un po' tutte le cosiddette feste comandate, ma, complice la Radio per la quale mi serviva una ricetta legata a questa ricorrenza, ho fatto un'eccezione ed è stata... una vera scoperta! Il migliaccio napoletano mi piace un sacco, tanto che l'ho già replicato e penso proprio lo rifarò una terza volta a brevissimo.
Cercavo qualcosa di cotto al forno - e no, non ditemi che le chiacchiere o bugie o comealtrolechiamate si possono cuocere in  forno, perché piuttosto ci rinuncio! Infatti... -, di non eccessivamente grasso (ma quale dolce potrebbe non esserlo, se deve celebrare il giovedì e il martedì grasso?) e gira e rigira mi sono imbattuta nel migliaccio.
Il nome deriva dal miglio, ingrediente che veniva utilizzato anticamente, ora sostituito dal semolino; mi sarebbe piaciuto, come spesso faccio, andare un po' all'origine... purtroppo in rete non ho trovato versioni antiche.
Pazienza, mi sono accontentata e come dicevo ho scoperto questo dolce, semplicissimo e veloce, che mi piace davvero tanto. Davvero, è più facile a farsi che a dirsi, non lasciatevi spaventare dalla lungaggine della mia descrizione, vorrei solo che se replicate vi venisse bene alla prima. 
Di ricette in rete se ne trovano quante ne volete, io mi sono affidata a questa come base e poi ho variato un po', anche seguendo alcuni video di you tube.
Una piccola precisazione: la foto su quel sito non so da quale cilindro da prestigiatore l'abbiano tirata fuori. Non è il migliaccio, che non contiene lievito, non rimane così friabile, né così alveolato. Come troppo spesso accade in questi siti, hanno pensato bene di riportare dosi e procedimento del dolce, corredando il tutto con la foto di un'altra preparazione. Una pratica deprecabile...    
Avevo della bellissima ricotta ovina, che è più grassa della vaccina; ho quindi utilizzato quella ed eliminato il burro. Poi ho aromatizzato il tutto con scorze di agrumi - arance e mandarini dei miei alberelli - sciroppate e frullate; un vero delirio: sapore e profumo intensissimi. Ora aspetto solo il giudizio di una mia amica napoletana...  vediamo cosa mi dirà!
L'ho fatto un po' "altino" per questioni estetiche, ma so che solitamente non supera i due cm circa; a voi la scelta. 
Dunque eccolo, corredato persino da mascherine (e mi sono impegnata, eh???), più di così non potevo fare...
A proposito, lassù ho parlato di Radio, c'è qualche piccola particella di sodio sparsa nel web che mi ascolta???
Se vi va di provarci potete farlo attraverso la mia pagina Podcast, eddài che vi aspetto!




Ingredienti (stampo a cerniera da 18 cm di diametro per un risultato come vedete in foto, altrimenti, per la versione più bassa, anche da 20/22 cm andrà bene):

250 ml di latte vaccino (io parzialmente scremato)
250 ml di acqua
150 g di zucchero semolato
150 g di ricotta di pecora ben asciutta
125 g di semola di grano duro (farina per semolino)
2 uova bio
i semi un baccello vaniglia (opzionale)
un cucchiaio di scorzette sciroppate tritate (leggete nota*), oppure un cucchiaio di pasta d'agrumi, oppure ancora la scorza di mezza arancia
zucchero a velo per rifinire


Esecuzione:
Mischiate il latte con l'acqua, unite lo zucchero e portate a ebollizione (se utilizzate la scorza fresca d'arancia aggiungetela qui, lasciandola bollire. La eliminerete una volta che il semolino si sarà raffreddato).
Versate il semolino a pioggia e cuocete, sempre rimestando, finché vedrete che il composto prende consistenza e si stacca dalle pareti (5 minuti circa). Lasciate ancora pochi secondi, sempre rimestando, poi trasferite in un piatto e allargate per far raffreddare.
Nel frattempo mischiate le uova con i semi di vaniglia e la ricotta setacciata; dovrete solo omogeneizzare gli ingredienti, non frullate per non incorporare aria. 
Se utilizzate le scorzette sciroppate tritate, aggiungete qui e miscelate.  
Versate il semolino, ormai freddo, nel composto uova/ricotta e amalgamate con le fruste elettriche finché otterrete un composto ben lavorato, dalla consistenza di una polentina morbida.
Versate in una teglia imburrata e infarinata oppure rivestita di carta forno.
Livellate bene con il dorso di un cucchiaio inumidito con acqua.
Cuocete a circa 170 gradi per circa un'ora; se vedete che si colora troppo coprite con alluminio. Vale la prova stecchino che comunque uscirà un po' umido.
Il dolce si gonfierà un po', crepandosi in superficie; durante il raffreddamento si assesterà sgonfiandosi leggermente: è normale. 
Sfornate, lasciate raffreddare, togliete dalla tortiera e cospargete con zucchero a velo.
Se non lo finite in giornata, conservate in frigo, tirandolo fuori un'oretta prima del consumo.   

* per le scorzette: portate a ebollizione dell'acqua, versate le scorze e lasciate bollire due/tre minuti. Scolate, gettate l'acqua e ripetete il procedimento per tre volte, per eliminare l'amaro. 
Mischiate acqua e zucchero in queste proporzioni: 200 ml di acqua per ogni 350 g di zucchero semolato. Lasciate consumare sul fuoco, con le scorzette, finché il liquido avrà una consistenza sciropposa (raffreddando si addenserà ulteriormente, quindi non esagerate) e le scorze saranno traslucide.  Fine.
Potete conservarle con lo sciroppo in un vaso ben chiuso oppure utilizzarle, scolate e frullate, per questa ricetta.